Le principali cause che portarono alla rarefazione del Cervo sardo-corso ed all’estinzione locale della specie nella maggior parte della Sardegna e totalmente dalla Corsica sono state:
2) Carenza di coordinamento per la tutela della specie
La situazione è molto diversa per la Corsica: nessuna legge a livello nazionale o regionale, protegge questa sottospecie. Ogni anno, quindi, un Prefetto la esclude dalla caccia (firmando una sorta di "decreto prefettorale" - arrêté prefectoral in francese - un piano di caccia ad hoc) in quanto la legislazione francese non distingue la sottospecie dell’Isola da quella continentale.
Lo spazio vitale del Cervus elaphus corsicanus è costituito da fitte boscaglie arbustive e arboree della macchia mediterranea, da boschi cedui e da fustaie di leccio, sughera e roverella, interrotti da circoscritti spazi aperti, chiarie, greti di torrenti, radure pascolative etc. Le vaste e ininterrotte superfici sono essenziali al cervo che non colonizza le ristrette aree, seppur boschive.
Particolare e quasi unica, in Sardegna, la predilezione della popolazione di Cervus presente nei boschi tra Arbus e Montevecchio, che amano calare verso il mare e frequentano le splendide dune di Piscinas (vedi foto).
Il Cervo sardo-corso, sottospecie del cervo rosso europeo (red Deer) adattatosi alle particolari condizioni climatiche dell’ambiente mediterraneo ha rischiato seriamente, nel corso del ‘900, di essere cancellato tra le specie che popolano le due isole di Sardegna e Corsica. Diffusa ed abbondante, fino alla fine del diciannovesimo secolo primi del ‘900, la popolazione di questo ungulato fu ridotta, intorno agli anni ’50, al punto da essere confinata in tre separati areali della Sardegna meridionale (Arburese, Sulcis, Sarrabus).
Alla fine degli anni ’60 la consistenza della popolazione di Cervo era talmente esigua che la sottospecie fu inserita nel Red Data Book dell’I.U.C.N. tra quelle maggiormente minacciate di estinzione nel pianeta (negli stessi anni venivano uccisi in Corsica gli ultimi esemplari). A metà degli anni ’70 fu eseguito il primo censimento attendibile che portò ad una stima complessiva di circa 200-250 esemplari in Sardegna.
Nel maschio adulto la parte inferiore del collo è ricoperta da un fitto lungo e scuro pelame detto criniera. La pomellatura è una caratteristica dei soli cerbiatti.
La muta avviene due volte l’anno, in primavera (aprile) e in autunno (settembre). Le corna, presenti solo nel maschio, vengono dette “palchi”, “armatura”, “trofeo”, differiscono da quelle dell’europeo per le dimensioni raggiungendo una lunghezza massima di 70 cm ed un peso di circa 1 kg per asta, rispetto agli oltre 8 kg della specie nominale. Le ramificazioni risultano più semplici, si hanno generalmente 4 o 6 punte contro le 16 – 24 del cervo europeo. Sono prive della caratteristica corona, mentre la parte terminale dell’asta presenta una formazione allargata e tendente ad appiattirsi, fino a dare una forma finale a forcella. Vengono perse nel periodo compreso tra metà febbraio e metà marzo, quindi, dopo 1-2 settimane, ricrescono e la loro formazione è completa verso la metà di luglio. Nella fase di neoformazione, le corna sono rivestite da un tessuto cutaneo molto vascolarizzato detto “velluto”, che al termine dello sviluppo si secca e viene rimosso mediante strofinamento su alberi ed arbusti.
La specie è considerata “intermedia“ tra i “brucatori” ed i “pascolatori”, rispetto al daino più spiccatamente tendente verso i brucatori, abita le formazioni forestali con macchia mediterranea, chiarie e radure. Soffre le pendenze eccessive e l’elevata rocciosità. Si nutre sia di piante erbacee, graminacee, leguminose, cardi e rovi, che degli arbusti della macchia mediterranea, di cui usa scortecciare i fusti (“fregoni”).
Il cervo è una specie poliginia e si accoppia con più femmine per annata costituendo gli harem. Il periodo degli amori ha inizio da fine agosto e si protrae fino a tutto settembre; i maschi in grado di riprodursi si isolano dai più giovani e si portano nelle aree di riproduzione, qui si accoppiano con le femmine che vi si trovano (da 3 a 5). Questi territori, che rimangono gli stessi di anno in anno, vengono “marcati” con urina, secreti ghiandolari e scortecciamenti. L’harem viene segnalato e difeso anche attraverso il bramito, tipico verso dei maschi riproduttivi, emesso durante la stagione degli amori. Il bramito è forte, talora breve spesso lungo e gutturale, il verso delle femmine è invece breve e simile ad un abbaio. Dopo una gravidanza di circa 32 settimane, da metà aprile a metà maggio, le femmine partoriscono un piccolo che viene allattato per tre – quattro mesi. L’unità di base della struttura sociale del cervo, è costituita dalla femmina con il piccolo dell’anno e la figlia ,“sottile” (più raramente il figlio, “fusone”) dell’anno precedente.
Talora si formano branchi di femmine (10-12 individui, al massimo una ventina) guidati dalla femmina più anziana; i maschi di età superiore ai due anni hanno la tendenza ad aggregarsi in piccoli gruppi in cui domina il maschio più forte.
Il più grande mammifero della Sardegna e della Corsica
Esistono due ipotesi sull’origine del cervo sardo-corso:
- nella prima, si ritiene che un piccolo gruppo di cervi provenienti dall’Italia, abbia raggiunto le due isole nel periodo di massima regressione marina durate la glaciazione wurmiana. Infatti, all'epoca Sardegna e Corsica formavano un unico blocco e il passaggio potrebbe essere avvenuto attraverso l'arcipelago toscano dal quale il nord della Corsica era separato da uno stretto braccio di mare con acque poco profonde e calme, facilmente guadabile;
- nella seconda ipotesi, si ritiene possibile l'importazione operata dall'uomo forse in epoca preistorica, almeno per quanto riguarda la Sardegna, ed un'evoluzione rapida del Cervus elaphus verso la sottospecie endemica Cervus elaphus corsicanus. In Sardegna era esistente e comunemente cacciato nella III fase dell'epoca nuragica (1260 – 900 a.C.) o forse già nella II (1500 – 1260 a.C.). Successivamente fu introdotto in Corsica, o dalla Sardegna o dal continente, i primi fossili rinvenuti su quest'isola risalgono VI secolo (Castellu).
La sottospecie è presente solo nelle isole di Sardegna e Corsica
- Fino al XIX secolo alcuni autori la descrivono come comune ed abbondante.
- Agli inizi del XX secolo era distribuito nell'isola di Sardegna in tutti i massicci montuosi, anche se ormai con densità ridotte.
- In seguito, la frammentazione e la conseguente drastica riduzione dell'habitat causata dalla deforestazione e dagli incendi pastorali, in concomitanza prima con la caccia e poi con il bracconaggio, ridussero nel 1950 l’areale sardo a tre zone distinte (Arburese, Sulcis, Sarrabus).
- Negli anni ’60 la popolazione sarda fu valutata tra gli 80 e i 100 esemplari, divisi nei due areali principali del cagliaritano occidentale (Capoterra) ed orientale (Settefratelli), evidenziando una piccolissima popolazione dislocata nella parte più a nord dell’Iglesiente (Montevecchio), mentre negli anni '70 si estingueva in Corsica.
- Alla fine degli anni '60 il Cervo sardo fu inserito nel Red Data Book dell'I.U.C.N. tra le specie maggiormente minacciate d’estinzione del pianeta.
- Da alcuni decenni a questa parte, in Sardegna si è assistito ad un notevole incremento delle popolazioni naturali (Arburese, Sulcis, Sarrabus), e grazie ad alcuni interventi della Regione Sardegna, negli anni 80 sono state create nuove popolazioni nelle FF.DD. di Montimannu (Villacidro) e Monte Lerno (Pattada).
- Tra gli anni '80 e '90, 14 esemplari furono trasferiti dalla Sardegna alla Corsica in recinti nei ambientamento di Quenza e Casabianda e successivamente da questi al recinto di Ania. A partire dal 1998 gli animali sono stati progressivamente rilasciati in natura (239 capi in 11 anni). Attualmente la sottospecie è distribuita in 5 aree: Montifau/Castifau, Venancais, Deux sorru, Fium’Orbu e Alta Rocca.
Provincia del Medio Campidano
Queste peculiarità ambientali che caratterizzano il Medio Campidano costituiscono il collante di una identità riconosciuta di recente, ma che ha le sue radici nella storia e nella cultura del suo popolo.
Parco Regionale della Corsica (Parc Naturel Régional de Corse)
Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (I.S.P.R.A. )
Provincia d'Ogliastra (Servizio Tutela della fauna, caccia e pesca)
Ente Foreste della Sardegna
Che cos'è esattamente Natura 2000 ?
Natura 2000 è la rete di zone naturali protette dell'U.E. ed istituita nel quadro della direttiva Habitat del 1992, il cui obiettivo è la tutela delle principali aree naturali e faunistiche europee.
La Rete Natura 2000 comprende zone speciali di conservazione (ZSC) - designate dagli Stati membri ai sensi della direttiva Habitat - e zone di protezione speciale (ZPS) ai sensi della direttiva Uccelli del 1979. La creazione di questa rete di zone protette, in cui sono prese misure speciali per conservare la diversità biologica, soddisfa peraltro un chiaro obbligo comunitario nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica. La direttiva Habitat individua circa 200 tipi di habitat e 700 specie vegetali e animali di importanza comunitaria. La direttiva Uccelli elenca 181 specie vulnerabili. Riconosce inoltre la necessità di proteggere le zone di importanza comunitaria per le specie di uccelli migratori, in special modo gli habitat delle zone umide.
Istituendo una rete di siti che abbraccia l'intera distribuzione di questi habitat e di queste specie, Natura 2000 punta ad essere una rete viva e dinamica per assicurarne la conservazione. Natura 2000 non è un sistema di rigorose riserve naturali in cui è esclusa ogni attività umana. La rete comprenderà certamente riserve naturali, ma gran parte del terreno rimarrà di proprietà privata, ponendo in rilievo la necessità di un futura gestione sostenibile, dal punto di vista ecologico, economico e sociale.
Qual è il ruolo di Natura 2000 nella politica dell'UE sulla biodiversità?
Per riconoscere l'importanza della tutela della biodiversità, il Consiglio europeo di Göteborg, nel giugno 2002, ha fissato l'obiettivo di arrestarne il declino nell'Unione entro il 2010. Il conseguimento di questo fine è considerato uno dei temi prioritari del Sesto programma di azione comunitario per l'ambiente. La politica dell'UE sulla biodiversità presenta due orientamenti complementari:
1) integrare la dimensione della biodiversità in tutti i settori strategici pertinenti (agricoltura, pesca, trasporti) e negli strumenti strategici (responsabilità ambientale, marchio ecologico, ecc.).
2) provvedimenti mirati per garantire la sopravvivenza di vari habitat e specie in pericolo di estinzione.
È questo il ruolo di Natura 2000, che intende appunto garantire la sopravvivenza a lungo termine delle specie e degli habitat europei più vulnerabili, assicurando un'adeguata gestione e protezione, in numero e superficie dei principali siti. Queste misure di conservazione dei siti sono completate da altre disposizioni sulla protezione delle specie contenute nelle direttive Natura.
Obiettivo generale
Obiettivo generale di LIFE+ è contribuire all’attuazione, all’aggiornamento e allo sviluppo della politica e della normativa comunitarie in materia di ambiente, compresa l’integrazione dell’ambiente in altre politiche, contribuendo in tal modo allo sviluppo sostenibile.
I progetti finanziati da LIFE+ soddisfano i seguenti criteri:
a) interesse comunitario in quanto apportano un contributo significativo al conseguimento dell’obiettivo generale di LIFE+;
b) coerenti e fattibili sotto il profilo tecnico e finanziario e del un rapporto costi-benefici;
Ove possibile, i progetti finanziati da LIFE + promuovono sinergie tra diverse priorità nell’ambito del 6° PAA (Programma di Azione per l'Ambiente) e l’integrazione.
Inoltre, al fine di assicurare un valore aggiunto europeo e per evitare che siano finanziate attività ricorrenti, i progetti devono soddisfare almeno uno dei criteri seguenti:
a) riguardare le migliori pratiche o deestinati destinati a dare attuazione alla direttiva 79/409/CEE o alla direttiva 92/43/CEE;
b) essere innovativi o ed attinenti ad obiettivi comunitari in materia di ambiente, compresi lo sviluppo o la diffusione di tecniche, know how o tecnologie finalizzati alle migliori pratiche;
c) essere campagne di sensibilizzazione e formazione specifica per gli agenti implicati nella prevenzione degli incendi boschivi;
d) essere progetti finalizzati alla definizione ed alla realizzazione di obiettivi comunitari connessi con il monitoraggio a lungo termine e su larga base, armonizzato e completo, delle foreste e delle interazioni ambientali.
Obiettivi specifici
LIFE+ consta di tre componenti:
1. LIFE+ Natura e biodiversità
Si prefigge i seguenti obiettivi specifici:
a) contribuire all’attuazione della politica e della normativa comunitarie in materia di natura e biodiversità, in particolare delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE, incluso a livello locale e regionale, e sostenere l’ulteriore sviluppo e attuazione della rete Natura 2000, compresi gli habitat e le specie costieri e marini;
b) contribuire a consolidare la base delle conoscenze per la formulazione, il monitoraggio e la valutazione della politica e della normativa comunitarie in materia di natura e biodiversità;
c) fornire un sostegno alla messa a punto e all’attuazione di approcci e strumenti per il monitoraggio e la valutazione della natura e della biodiversità e dei fattori, delle pressioni e delle risposte che esercitano un impatto su di esse, specialmente in rapporto con la realizzazione dell’obiettivo di bloccare la perdita di biodiversità nella Comunità entro il 2010 e con la minaccia per la natura e la biodiversità rappresentata dal cambiamento climatico;
d) fornire un sostegno al miglioramento della governanza ambientale favorendo una maggiore partecipazione dei soggetti interessati, comprese le organizzazioni non governative, al processo di consultazione e all’attuazione della politica e della legislazione in materia di natura e biodiversità.
2. LIFE+ Politica e governanza ambientali
Si prefigge i seguenti obiettivi specifici, in relazione agli obiettivi del 6° PAA, compreso per i settori prioritari dei cambiamenti climatici, dell’ambiente e della salute e qualità della vita nonché delle risorse naturali e dei rifiuti:
a) contribuire allo sviluppo e alla dimostrazione di approcci, tecnologie, metodi e strumenti innovativi;
b) contribuire a consolidare la base delle conoscenze per la formulazione, il monitoraggio e la valutazione della politica e della legislazione di ambiente;
c) fornire un sostegno alla messa a punto e all’attuazione di approcci per il monitoraggio e la valutazione dello stato dell’ambiente e dei fattori, delle pressioni e delle risposte che esercitano un impatto su di esso;
d) agevolare l’attuazione della politica comunitaria in materia di ambiente, soprattutto a livello locale e regionale;
e) fornire un sostegno al miglioramento della governanza ambientale, favorendo una maggiore partecipazione dei soggetti interessati, comprese le ONG, al processo di consultazione e all’attuazione delle politiche.
3. LIFE+ Informazione e comunicazione
Si prefigge i seguenti obiettivi specifici:
a) assicurare la diffusione delle informazioni e sensibilizzare alle tematiche ambientali, inclusa la prevenzione degli incendi boschivi;
b) fornire un sostegno alle misure di accompagnamento, quali informazione, azioni e campagne di comunicazione, conferenze e formazione, inclusa la formazione in materia di prevenzione degli incendi boschivi.
Cartografia
Materiali
Risultati del progetto