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Natura 2000Life

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Le principali cause che portarono alla rarefazione del Cervo sardo-corso ed all’estinzione locale della specie nella maggior parte della Sardegna e totalmente dalla Corsica sono state:

1) il disboscamento indiscriminato delle foreste, 
2) l’eccessivo prelievo venatorio
3) gli incendi e la diffusione dell’allevamento degli animali domestici. 
 
Tutto ciò ha determinato due condizioni particolarmente pericolose per la conservazione della specie: la frammentazione dell’habitat idoneo e la riduzione della consistenza delle popolazioni. 
Le piccole popolazioni sono inclini a gravi perdite di fitness e di potenziale evolutivo, tanto da poter essere soggette ad estinzione, nel breve o lungo periodo.
Nelle popolazioni isolate la deriva genetica è più intensa, dal momento che ogni generazione porta solo una frazione del pool genetico totale della generazione precedente: questo processo è la causa di un aumento dell’omozigosità e della graduale perdita di variabilità genetica, a prescindere dai processi concomitanti di selezione e mutazione.
Esiste una correlazione diretta tra eterozigosità e fitness in una popolazione: ad una diminuzione di eterozigosità corrisponde una graduale diminuzione della fitness. Effetto del fondatore, isolamento e prolungati bassi tassi di flusso genetico possono ridurre la diversità genetica e il potenziale di adattamento, aumentando nel contempo l’inbreeding e la probabilità di estinzione della popolazione colonizzatrice.
Non sono da trascurare, inoltre, altri due fattori di minaccia per la specie: il conflitto tra la tutela della fauna e le attività antropiche e la carenza di coordinamento per la tutela della specie:
 
1 ) Conflitto tra tutela della fauna e attività antropiche
L’evoluzione degli scorsi decenni ha modificato radicalmente il quadro faunistico-ambientale ed il contesto socio-economico delle popolazioni. L’esplosione demografica e territoriale degli ungulati e il passaggio ad una agricoltura intensiva e caratterizzata anche da colture di pregio, ha prodotto nuove forme di conflitto e nuovi protagonisti. Il Cervo spesso entra in conflitto con le attività antropiche, sia per i danni che arreca all’agricoltura, sia per i rischi che arreca al traffico dei veicoli ed alla sicurezza dei cittadini. 
 

2) Carenza di coordinamento per la tutela della specie

La mancanza di coordinamento della specie, a livello globale di habitat, pone la sottospecie sardo corsa in uno status di non omogeneità nella predisposizione degli interventi di tutela. Le regioni trasfrontaliere non hanno mai incanalato gli sforzi di tutela dei singoli stati verso un piano internazionale di tutela che sia progettato per risolvere i problemi nel lungo periodo. 

 

La sottospecie è classificata come "particolarmente da proteggere" dalla legge italiana (L. 57/92) e dalla legislazione sarda (L.R. 23/98).  La caccia è vietata nelle due isole. E' severamente protetta ai sensi della appendice II della Convenzione di Berna e si trova negli allegati II e IV della Direttiva Habitat dell'Unione europea come specie prioritaria (92/43 CEE). 

La situazione è molto diversa per la Corsica: nessuna legge a livello nazionale o regionale, protegge questa sottospecie. Ogni anno, quindi, un Prefetto la esclude dalla caccia (firmando una sorta di "decreto prefettorale" - arrêté prefectoral in francese - un piano di caccia ad hoc)  in quanto la legislazione francese non distingue la sottospecie dell’Isola da quella continentale.

I partner del Progetto LIFE sono impegnati da tempo in azioni di conservazione della sottospecie.
Nella provincia del Medio Campidano, sono stati finanziati dei prati-pascoli a perdere, onde fornire foraggio ai cervi. Vengono risarciti annualmente agli allevatori e agli agricoltori i danni alle colture provocati dai cervi. E' stata messa in opera in alcune aree una segnaletica stradale "antiselvaggina", avente lo scopo di mettere in guardia gli automobilisti che attraversano le aree di passaggio dei cervi. Sono stati posti in opera sistemi di dissuasione (dissuasori acustici, reti elettrificate) in alcuni campi coltivati, onde evitare l'ingresso dei cervi. 
 
L’Ente Foreste Sardegna ha creato (nell’ambito del progetto Cervo sardo, iniziato dall’allora Azienda Foreste Demaniali Regione Sardegna) una serie di aree faunistiche per l’allevamento della sottospecie con lo scopo di dare origine a nuclei di riproduttori da utilizzare per successive reintroduzioni in natura. L'Ente esegue dal 1986 i censimenti dei cervi presenti nei territori gestiti.
Il Parc Regional du Corse sin dal 1985 collabora con le autorità competenti nazionali francesi per la salvaguardia del Cervo. Il parco ha gestito direttamente i primi trasferimenti di cervi dalla Sardegna e continuamente attua politiche sostenibili legate alla tutela delle specie faunistiche e del loro habitat. Il parco è membro attivo in Corsica del gruppo di gestione dei "Grandi Ungulati della Corsica".
 
In precedenti programmi di gestione del Cervo in Sardegna sono state effettuate indagini di Human Dimension (ISPRA) per valutare l’atteggiamento della popolazione locale per le varie ipotesi di gestione della popolazione di Cervo ed una serie di incontri preliminari prima di procedere al programma pilota di reintroduzione del Cervo in Ogliastra

Lo spazio vitale del Cervus elaphus corsicanus è costituito da fitte boscaglie arbustive e arboree della macchia mediterranea, da boschi cedui e da fustaie di leccio, sughera e roverella, interrotti da circoscritti spazi aperti, chiarie, greti di torrenti, radure pascolative etc.   Le vaste e ininterrotte superfici sono essenziali al cervo che non colonizza le ristrette aree, seppur  boschive.

Particolare e quasi unica, in Sardegna, la predilezione della popolazione di Cervus presente nei boschi tra Arbus e Montevecchio, che amano calare verso il mare e frequentano le splendide dune di Piscinas (vedi foto).

Il Cervo sardo-corso, sottospecie del cervo rosso europeo (red Deer) adattatosi alle particolari condizioni climatiche dell’ambiente mediterraneo ha rischiato seriamente, nel corso del ‘900, di essere cancellato tra le specie che popolano le due isole di Sardegna e Corsica. Diffusa ed abbondante, fino alla fine del diciannovesimo secolo primi del ‘900, la popolazione di questo ungulato fu ridotta, intorno agli anni ’50, al punto da essere confinata in tre separati areali della Sardegna meridionale (Arburese, Sulcis, Sarrabus).

Alla fine degli anni ’60 la consistenza della popolazione di Cervo era talmente esigua che la sottospecie fu inserita nel Red Data Book dell’I.U.C.N. tra quelle maggiormente minacciate di estinzione nel pianeta (negli stessi anni venivano uccisi in Corsica gli ultimi esemplari). A metà degli anni ’70 fu eseguito il primo censimento attendibile che portò ad una stima complessiva di circa 200-250 esemplari in Sardegna.

 

Il Cervus elaphus corsicanus si distingue dalla specie nominale europea per alcuni caratteri morfologici cosi come l'adattamento alle condizioni di insularità.
 
Le dimensioni del corpo sono inferiori rispetto a quelle del cervo europeo.
Il maschio raramente raggiunge un peso di 130 kg con un’altezza al garrese di 100 cm mentre la femmina non supera i 70-80 kg di peso e gli 80 cm di altezza.
 
Il corpo è snello ed elegante con tronco allungato, spalla arrotondata e muscolosa, petto largo e groppa dritta.
Il collo è lungo e sottile, la testa è di forma triangolare allungata e termina con un muso nudo.
Le orecchie sono molto grandi, gli occhi sono ovali, grandi ed espressivi, con evidenti fosse lacrimali. Da queste viene secreto un liquido oleoso ed odoroso che serve per marcare il territorio.
Gli arti piuttosto corti, sono esili ma molto forti.
Il mantello è liscio, fitto e setoloso con una colorazione tendenzialmente più scura rispetto al cervo rosso; in estate è bruno-rossicccio, in inverno è più scuro e tende al grigio bruno; presenta inoltre una stria nerastra, particolarmente evidente in estate, che va dalla testa alla radice della coda.
 

Nel maschio adulto la parte inferiore del collo è ricoperta da un fitto lungo e scuro pelame detto criniera. La pomellatura è una caratteristica dei soli cerbiatti.

La muta avviene due volte l’anno, in primavera (aprile) e in autunno (settembre). Le corna, presenti solo nel maschio, vengono dette “palchi”, “armatura”, “trofeo”, differiscono da quelle dell’europeo per le dimensioni raggiungendo una lunghezza massima di 70 cm ed un peso di circa 1 kg per asta, rispetto agli oltre 8 kg della specie nominale.  Le ramificazioni risultano più semplici, si hanno generalmente 4 o 6 punte contro le 16 – 24 del cervo europeo. Sono prive della caratteristica corona, mentre la parte terminale dell’asta presenta una formazione allargata e tendente ad appiattirsi, fino a dare una forma finale a forcella. Vengono perse nel periodo compreso tra metà febbraio e metà marzo, quindi, dopo 1-2 settimane, ricrescono e la loro formazione è completa verso la metà di luglio. Nella fase di neoformazione, le corna sono rivestite da un tessuto cutaneo molto vascolarizzato detto “velluto”, che al termine dello sviluppo si secca e viene rimosso mediante strofinamento su alberi ed arbusti. 

La specie è considerata “intermedia“ tra i “brucatori” ed i “pascolatori”, rispetto al daino più spiccatamente tendente verso i brucatori, abita le formazioni forestali con macchia mediterranea, chiarie e radure. Soffre le pendenze eccessive e l’elevata rocciosità. Si nutre sia di piante erbacee, graminacee, leguminose, cardi e rovi, che degli arbusti della macchia mediterranea, di cui usa scortecciare i fusti (“fregoni”).

Il cervo è una specie poliginia e si accoppia con più femmine per annata costituendo gli harem. Il periodo degli amori ha inizio da fine agosto e si protrae fino a tutto settembre; i maschi in grado di riprodursi si isolano dai più giovani e si portano nelle aree di riproduzione, qui si accoppiano con le femmine che vi si trovano (da 3 a 5). Questi territori, che rimangono gli stessi di anno in anno, vengono “marcati” con urina, secreti ghiandolari e scortecciamenti. L’harem viene segnalato e difeso anche attraverso il bramito, tipico verso dei maschi riproduttivi, emesso durante la stagione degli amori. Il bramito è forte, talora breve spesso lungo e gutturale, il verso delle femmine è invece breve e simile ad un abbaio. Dopo una gravidanza di circa 32 settimane, da metà aprile a metà maggio, le femmine partoriscono un piccolo che viene allattato per tre – quattro mesi. L’unità di base della struttura sociale del cervo, è costituita dalla femmina con il piccolo dell’anno e la figlia ,“sottile” (più raramente il figlio, “fusone”) dell’anno precedente.

Talora si formano branchi di femmine (10-12 individui, al massimo una ventina) guidati dalla femmina più anziana; i maschi di età superiore ai due anni hanno la tendenza ad aggregarsi in piccoli gruppi in cui domina il maschio più forte.

Il più grande mammifero della Sardegna e della Corsica

Esistono due ipotesi sull’origine del cervo sardo-corso:

  • nella prima, si ritiene che un piccolo gruppo di cervi provenienti dall’Italia, abbia raggiunto le due isole nel periodo di massima regressione marina durate la glaciazione wurmiana. Infatti, all'epoca Sardegna e Corsica formavano un unico blocco e il passaggio potrebbe essere avvenuto attraverso l'arcipelago toscano dal quale il nord della Corsica era separato da uno stretto braccio di mare con acque poco profonde e calme, facilmente guadabile;
  • nella seconda ipotesi, si ritiene possibile l'importazione operata dall'uomo forse in epoca preistorica, almeno per quanto riguarda la Sardegna, ed un'evoluzione rapida del Cervus elaphus verso la sottospecie endemica  Cervus elaphus corsicanus. In Sardegna era esistente e comunemente cacciato nella III fase dell'epoca nuragica (1260 – 900 a.C.) o forse  già nella II (1500 – 1260 a.C.). Successivamente fu introdotto in Corsica, o dalla Sardegna o dal continente, i primi fossili rinvenuti su quest'isola risalgono VI secolo (Castellu).

La sottospecie è presente solo nelle isole di Sardegna e Corsica

  • Fino al XIX secolo alcuni autori la descrivono come comune ed abbondante.   
  • Agli inizi del XX secolo era distribuito nell'isola di Sardegna in tutti i massicci montuosi, anche se ormai con densità ridotte.    
  •  In seguito, la frammentazione e la conseguente drastica riduzione dell'habitat causata dalla deforestazione e dagli incendi pastorali, in concomitanza prima con la caccia e poi con il bracconaggio, ridussero nel 1950 l’areale sardo a tre zone distinte (Arburese, Sulcis, Sarrabus).
  • Negli anni ’60 la popolazione sarda fu valutata tra gli 80 e i 100 esemplari, divisi nei due areali principali del cagliaritano occidentale (Capoterra) ed orientale (Settefratelli), evidenziando una piccolissima popolazione dislocata nella parte più a nord dell’Iglesiente (Montevecchio), mentre negli anni '70 si estingueva in Corsica. 
  • Alla fine degli anni '60 il Cervo sardo fu inserito nel Red Data Book dell'I.U.C.N.  tra le specie maggiormente minacciate d’estinzione del pianeta.
  • Da alcuni decenni a questa parte, in Sardegna si è assistito ad un notevole incremento delle popolazioni naturali (Arburese, Sulcis, Sarrabus), e grazie ad alcuni interventi della Regione Sardegna, negli anni 80 sono state create nuove popolazioni nelle FF.DD. di Montimannu (Villacidro) e Monte Lerno (Pattada). 
  • Tra gli anni '80 e '90, 14 esemplari furono trasferiti dalla Sardegna alla Corsica in recinti nei ambientamento di Quenza e Casabianda e successivamente da questi al recinto di Ania. A partire dal 1998 gli animali sono stati progressivamente rilasciati in natura (239 capi in 11 anni). Attualmente la sottospecie è distribuita in 5 aree: Montifau/Castifau, Venancais, Deux sorru, Fium’Orbu e Alta Rocca.
 
Le stime di presenza attuale del cervo in Sardegna sono ottenute attraverso censimenti eseguiti dall’Ente Foreste della Sardegna e dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
 
 
 
 
Si tratta di un progetto dal grande impatto, sia per la durata di 66 mesi sia per la portata geografica che riguarderà in particolare alcune aree S.I.C. ricadenti nei territori gestiti dall'Ente Foreste e dal Parco Regionale della Corsica.
Oltre all'Ente Foreste della Sardegna, che cura questo sito ed attuerà parte delle azioni di tutela e di rilievo scientifico negli areali della Sardegna, siti principalmente nelle Foreste Demaniali dell'Isola, i partner di progetto sono dunque: la provincia del Medio Campidano (capofila), Il Parco Regionale della Corsica (Parc Naturel Régional de Corse), la Provincia dell’Ogliastra e l' I.S.P.R.A.
 

Provincia del Medio Campidano

La Provincia del Medio Campidano è nata il 13 maggio 2005 su iniziativa di 28 Comuni che intendono amministrare congiuntamente il proprio territorio troppo spesso trascurato ed emarginato dalla istituzioni pubbliche. Un territorio di piccole dimensioni (1516 Kmq) ma di grandi varietà ambientali, storico e culturali, talvolta di rilevanza internazionale per la loro unicità.
Queste peculiarità ambientali che caratterizzano il Medio Campidano costituiscono il collante di una identità riconosciuta di recente, ma che ha le sue radici nella storia e nella cultura del suo popolo.
REFERENTI:    Carlo Garau  - tel. 070.9356453 - cgarau@provincia.mediocampidano.it
 

 Parco Regionale della Corsica (Parc Naturel Régional de Corse)

ll Parco Naturale Regionale della Corsica (PNRC) fu creato il 15 Maggio 1972, copre oggi più di un terzo dell 'isola con una superficie di 350 512 ettari per una popolazione di 26 700 abitanti.   Il PNRC è un'associazione congiunta delle autorità locali tra cui:  La Collettività Territoriale della Corsica (regione) -  I Dipartimenti della Haute Corse e della Corse du Sud - 143 comuni dell'Alta Corsica e della Corsica meridionale.  Le missioni del Parco sono definite dalla Carta Costituente del 1972:   Proteggere la natura e siti - Rinnovare l'economia rurale, promuovendo l'agricoltura e promuovendo le attività turistiche - Migliorare i collegamenti e gli scambi mare-montagna - Preservare il patrimonio naturale, culturale e paesaggistico di alta qualità - Rivitalizzare il paesaggio. Un compito fondamentale del Parco è la conservazione del patrimonio naturale nel suo territorio. Nei territori amministrati dal parco risiedono molte specie di fauna selvatica in via di estinzione (Il Cervo Sardo corso, il Muflone della Corsica, il Falco pescatore, l'Avvoltoio barbuto, il Picchio muratore Corso). Le azioni di tutela e conservazione della fauna selvatica, compresi quelli relativi ai cervi in Corsica, fanno parte delle missioni di protezione e conservazione del patrimonio naturale di cui sopra. Si sono condotte numerose azioni di reintroduzione e conservazione con l'assistenza di numerosi partner (DIREN, CSB ONCFS NFB, Università, CEFS / INRA, Associazioni per la protezione della natura). In 30 anni di attività legata alla gestione delle vaste aree amministrate, l'Ente Parco ha acquisito esperienza e raggiunto risultati positivi tra cui la prima reintroduzione di cervi dalla Sardegna avvenuta nel 1985.
REFERENTI:   
Stevan Mondoloni - tel. 0033.623492174  - mondoloni_stevan2a@hotmail.fr
Paul Antoni Susini - tel. 0033.621431635 - p.anto.susini@laposte.net
 

Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (I.S.P.R.A. )

L’ISPRA è stato istituito con la legge 133/2008 di conversione, con modificazioni, del Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112.  Svolge le funzioni, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale, dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici di cui all’articolo 38 del Decreto Legislativo n. 300 del 30 luglio 1999 e successive modificazioni, dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica di cui alla legge 11 febbraio 1992, n. 157 e successive modificazioni, e dell’Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare di cui all’articolo 1-bis del decreto-legge 4 dicembre 1993, n.496, convertito in legge, con modificazioni, dall’articolo 1, comma 1, della legge 21 gennaio 1994, n. 61.  L'ISPRA è vigilato dal Ministero dell'Ambiente.
REFERENTI:   Francesco Riga - tel. 051.6512263 - francesco.riga@isprambiente.it

 

Provincia d'Ogliastra (Servizio Tutela della fauna, caccia e pesca)

Il Servizio Tutela della Fauna e della Flora ha competenza in materia di conservazione e gestione del patrimonio faunistico ed ittico della Provincia dell'Ogliastra. Tali funzioni sono svolte attraverso i piani di settore: il Piano Faunistico Venatorio e il Piano Ittico che disciplinano e coordinano tutte le attività di competenza propria e di altri soggetti delegati come i Comuni, gli Ambiti territoriali di caccia, le Associazioni di settore. E’ impegnato nella protezione della biodiversità attraverso il monitoraggio delle specie di interesse prioritario e nella didattica in campo ambientale. Inoltre si occupa di:  Pianificazione del territorio e dei corpi idrici superficiali per la salvaguardia degli ecosistemi e la regolamentazione della caccia e della pesca - Gestione di attività e interventi in funzione del potenziamento faunistico e del controllo delle specie problematiche - Autorizzazioni e abilitazioni correlate alla fauna selvatica in senso lato, alle specie vegetali protette, alla caccia e alla pesca - Rimborsi per danni prodotti dalla fauna alle colture agricole e ammissione al fondo di solidarietà per incidenti. stradali con il coinvolgimento di ungulati selvatici - Promozione, informazione e formazione di settore - Salvaguardia, recupero e riabilitazione della fauna selvatica rinvenuta in stato di difficoltà - Vigilanza faunistico-ambientale.
REFERENTI:  Paolo Avignone - tel. 0782.473662 - pa.avignone@provincia.ogliastra.it 
 

Ente Foreste della Sardegna

I compiti istituzionali dell'Ente sono definiti nella Legge Regionale del 9 giugno 1999, n. 24 che istituisce l'Ente foreste della Sardegna e provvede alla soppressione dell'Azienda Foreste Demaniali della Regione Sarda, dettando nel contempo le norme sulla programmazione degli interventi di forestazione. Con i suoi quasi 6000 dipendenti, questo Ente strumentale si occupa, tra l'altro:   amministrare il patrimonio silvo-agro-pastorale e faunistico, concorrere alla lotta contro i parassiti delle piante forestali, alla Protezione Civile regionale ed alle campagne Antincendio (nel periodo estivo), concorrere all'esecuzione delle opere di sistemazione idraulico - forestale, rimboschimento e rinsaldamento, provvedere all’esecuzione di opere di silvicoltura e arboricoltura da legno, svolgere attività vivaistica forestale e di allevamento e diffusione faunistica, di turismo, di turismo rurale e ricreative (Sentieristica) anche rendere fruibili dalle popolazioni le aree demaniali regionali che ricadono nelle competenze dell’Ente, anche con la realizzazione di aree attrezzate e parchi (per ulteriori dettagli leggi sul sito )  
REFERENTI:  Dionigi Secci - tel. 070.2799284 - dssecci@enteforestesardegna.it 
 
 
Elaborato dal Servizio Tecnico dell'Ente Foreste in collaborazione con la provincia del Medio Campidano (capofila), Parco Regionale della Corsica, provincia dell’Ogliastra ed I.S.P.R.A. Un progetto di 66 mesi che riguarderà in particolare alcune aree S.I.C. ricadenti nei territori gestiti dall'Ente Foreste e dal Parco Regionale della Corsica.

Che cos'è esattamente Natura 2000 ?

Natura 2000 è la rete di zone naturali protette dell'U.E. ed istituita nel quadro della direttiva Habitat del 1992, il cui obiettivo è la tutela delle principali aree naturali e faunistiche europee.

La Rete Natura 2000  comprende zone speciali di conservazione (ZSC) - designate dagli Stati membri ai sensi della direttiva Habitat - e zone di protezione speciale (ZPS) ai sensi della direttiva Uccelli del 1979. La creazione di questa rete di zone protette, in cui sono prese misure speciali per conservare la diversità biologica, soddisfa peraltro un chiaro obbligo comunitario nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica. La direttiva Habitat individua circa 200 tipi di habitat e 700 specie vegetali e animali di importanza comunitaria. La direttiva Uccelli elenca 181 specie vulnerabili. Riconosce inoltre la necessità di proteggere le zone di importanza comunitaria per le specie di uccelli migratori, in special modo gli habitat delle zone umide.

Istituendo una rete di siti che abbraccia l'intera distribuzione di questi habitat e di queste specie, Natura 2000 punta ad essere una rete viva e dinamica per assicurarne la conservazione. Natura 2000 non è un sistema di rigorose riserve naturali in cui è esclusa ogni attività umana. La rete comprenderà certamente riserve naturali, ma gran parte del terreno rimarrà di proprietà privata, ponendo in rilievo la necessità di un futura gestione sostenibile, dal punto di vista ecologico, economico e sociale.

 

Qual è il ruolo di Natura 2000 nella politica dell'UE sulla biodiversità?

Per riconoscere l'importanza della tutela della biodiversità, il Consiglio europeo di Göteborg, nel giugno 2002, ha fissato l'obiettivo di arrestarne il declino nell'Unione entro il 2010.  Il conseguimento di questo fine è considerato uno dei temi prioritari del Sesto programma di azione comunitario per l'ambiente. La politica dell'UE sulla biodiversità presenta due orientamenti complementari:

1) integrare la dimensione della biodiversità in tutti i settori strategici pertinenti (agricoltura, pesca, trasporti) e negli strumenti strategici (responsabilità ambientale, marchio ecologico, ecc.).

2) provvedimenti mirati per garantire la sopravvivenza di vari habitat e specie in pericolo di estinzione.

È questo il ruolo di Natura 2000, che intende appunto garantire la sopravvivenza a lungo termine delle specie e degli habitat europei più vulnerabili, assicurando un'adeguata gestione e protezione, in numero e superficie dei principali siti. Queste misure di conservazione dei siti sono completate da altre disposizioni sulla protezione delle specie contenute nelle direttive Natura.

Obiettivo generale

Obiettivo generale di LIFE+ è contribuire all’attuazione, all’aggiornamento e allo sviluppo della politica e della normativa comunitarie in materia di ambiente, compresa l’integrazione dell’ambiente in altre politiche, contribuendo in tal modo allo sviluppo sostenibile.

I progetti finanziati da LIFE+ soddisfano i seguenti criteri:

a) interesse comunitario in quanto apportano un contributo significativo al conseguimento dell’obiettivo generale di LIFE+;

b) coerenti e fattibili sotto il profilo tecnico e finanziario e del un rapporto costi-benefici;

Ove possibile, i progetti finanziati da LIFE + promuovono sinergie tra diverse priorità nell’ambito del 6° PAA (Programma di Azione per l'Ambiente) e l’integrazione.

Inoltre, al fine di assicurare un valore aggiunto europeo e per evitare che siano finanziate attività ricorrenti, i progetti devono soddisfare almeno uno dei criteri seguenti:

a) riguardare le migliori pratiche o deestinati destinati a dare attuazione alla direttiva 79/409/CEE o alla direttiva 92/43/CEE;

b) essere innovativi o ed attinenti ad obiettivi comunitari in materia di ambiente, compresi lo sviluppo o la diffusione di tecniche, know how o tecnologie finalizzati alle migliori pratiche;

c) essere campagne di sensibilizzazione e formazione specifica per gli agenti implicati nella prevenzione degli incendi boschivi;

d) essere progetti finalizzati alla definizione ed alla realizzazione di obiettivi comunitari connessi con il monitoraggio a lungo termine e su larga base, armonizzato e completo, delle foreste e delle interazioni ambientali.

 

Obiettivi specifici

LIFE+ consta di tre componenti: 

1. LIFE+ Natura e biodiversità

Si prefigge i seguenti obiettivi specifici:

a) contribuire all’attuazione della politica e della normativa comunitarie in materia di natura e biodiversità, in particolare delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE, incluso a livello locale e regionale, e sostenere l’ulteriore sviluppo e attuazione della rete Natura 2000, compresi gli habitat e le specie costieri e marini;

b) contribuire a consolidare la base delle conoscenze per la formulazione, il monitoraggio e la valutazione della politica e della normativa comunitarie in materia di natura e biodiversità;

c) fornire un sostegno alla messa a punto e all’attuazione di approcci e strumenti per il monitoraggio e la valutazione della natura e della biodiversità e dei fattori, delle pressioni e delle risposte che esercitano un impatto su di esse, specialmente in rapporto con la realizzazione dell’obiettivo di bloccare la perdita di biodiversità nella Comunità entro il 2010 e con la minaccia per la natura e la biodiversità rappresentata dal cambiamento climatico;

d) fornire un sostegno al miglioramento della governanza ambientale favorendo una maggiore partecipazione dei soggetti interessati, comprese le organizzazioni non governative, al processo di consultazione e all’attuazione della politica e della legislazione in materia di natura e biodiversità.

 

2. LIFE+ Politica e governanza ambientali

Si prefigge i seguenti obiettivi specifici, in relazione agli obiettivi del 6° PAA, compreso per i settori prioritari dei cambiamenti climatici, dell’ambiente e della salute e qualità della vita nonché delle risorse naturali e dei rifiuti:

a) contribuire allo sviluppo e alla dimostrazione di approcci, tecnologie, metodi e strumenti innovativi;

b) contribuire a consolidare la base delle conoscenze per la formulazione, il monitoraggio e la valutazione della politica e della legislazione di ambiente;

c) fornire un sostegno alla messa a punto e all’attuazione di approcci per il monitoraggio e la valutazione dello stato dell’ambiente e dei fattori, delle pressioni e delle risposte che esercitano un impatto su di esso;

d) agevolare l’attuazione della politica comunitaria in materia di ambiente, soprattutto a livello locale e regionale;

e) fornire un sostegno al miglioramento della governanza ambientale, favorendo una maggiore partecipazione dei soggetti interessati, comprese le ONG, al processo di consultazione e all’attuazione delle politiche.

 

3. LIFE+ Informazione e comunicazione 

Si prefigge i seguenti obiettivi specifici:

a) assicurare la diffusione delle informazioni e sensibilizzare alle tematiche ambientali, inclusa la prevenzione degli incendi boschivi;

b) fornire un sostegno alle misure di accompagnamento, quali informazione, azioni e campagne di comunicazione, conferenze e formazione, inclusa la formazione in materia di prevenzione degli incendi boschivi.

Cartografia

Materiali 

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